“Roberto è andato avanti”: questa è il modo di dire quando un alpino ci lascia. Ciò per un verso interessa ma, interessa ancor di più, capire se nella vita una persona che scompare può aver lasciato qualche segno importante. Roberto lo lascia a chi ripercorre la sua vita fatta non di clamori, non di scenate, ma di dedizione e passione per il proprio lavoro nel rispetto delle tantissime persone che lo hanno conosciuto e che hanno in qualche modo collaborato con lui: un imprenditore atipico, perché la sua regola principale è sempre stata improntata sulla correttezza, sulla lealtà e sulla sincerità.

La sua prima attività di carrozziere dipendente non gli basta, perché il suo sogno è quello di aprire una attività in proprio e, nel 1963 a quattordici anni, assieme al fratello Enzo, inizia a fare il carrozziere “arrotondando” la misera paga di allora nella piccola serra della casa di famiglia a Risano.

Poi, nel 1967, i due fratelli affittano a Percoto un “foledor” inutilizzato, arrivando poi al 1970 quando acquistano il terreno e cominciano a costruire l’attuale sede in prossimità dell’allora costruendo nuovo ponte sul Torre.

Una storia imprenditoriale quasi cinquantennale, che ha fondato le proprie basi su una media di una ventina di dipendenti e collaboratori, dei quali quasi il 99% ha trascorso l’intera vita lavorativa in questa azienda.

Nel 1972, disponendo di tutta la gamma di servizi alla clientela, diventa autorizzato alla vendita e riparazione di un Marchio mondiale di automobili.

Nel 1988 si apre una attività correlata a Pradamano, che viene gestita dal fratello.

Oggi ci lascia, ma il dolore e lo sconforto si uniscono ad un forte quanto silenzioso messaggio di impegno, dedizione, determinazione che lascia alla moglie Valeria, ai figli Barbara e Gianpietro, ai dipendenti, ai collaboratori e, non da meno, a tanti giovani che purtroppo non sono stati educati al sacrificio, alle rinunce e al totale impegno al fine di raggiungere i propri obiettivi.

G.F.

sabato 12 settembre 2015